San Placido è il protettore di Castel di Lucio per cui la festa è molto sentita, sia per la forte devozione sia per le caratteristiche assunte nel corso dei secoli.

I momenti che più caratterizzano la festa sono tre:

  1. 'A cchianata di San Plà (la salita di San Placido). Il giorno in cui comincia la novena, cioè l'inizio ufficiale delle celebrazioni religiose, la statua del Santo viene spostata dalla cappella in cui è posta solitamente alla sommità di un altare a scalinata appositamente predisposto.Prima della celebrazione dei Vespri e della messa del 20 agosto, la statua viene posta dietro la scalinata e fatta salire lentamente mediante un meccanismo ad argano che la porta in cima alla scalinata stessa, simulando l'ascesa in cielo di San Placido.

  2. 'A calata a cira (la discesa della cera). Si svolge la sera della vigilia della festa, prima della celebrazione dei Vespri. Dalla chiesetta di Santa Lucia vengono portate in processione le reliquie e gli ornamenti del Santo fino alla Chiesa Madre. I fedeli accompagnano la processione portando dei ceri accesi, a volte anche di grandi dimensioni, offerti come voto. Appena giunti in chiesa i ceri vengono spenti. Nel passato, invece, i ceri, portati spenti in processione venivano accesi proprio in chiesa e illuminavano l'altare su cui veniva deposto il simulacro del Santo.

  3. 'A prucissioni (la processione). Il simulacro di San Placido viene posto su un'artistica vara in legno realizzata da Nicolò Campo alla fine dell'Ottocento. La processione segue in una prima fase il percorso originario in piena solennità fino alla chiesa di Santa Lucia. Successivamente la processione viene gestita direttamente dal popolo, quasi a rivivere l'episodio del miracolo di San Placido. La processione, dunque, attraversa tutte le vie del paese e, ad ogni passaggio dalla piazza Umberto I viene effettuata la caratteristica "ballatedda i San Plà" (balletto di San Placido).

In due occasioni ben precise viene effettuata la "vippita", cioè una sosta in cui ai portatori del Santo e ai partecipanti alla processione vengono offerti biscotti e bevande per dissetarsi e riprendere le forze.

Quasi alla fine della processione, di fronte al monumento dedicato al Santo, la processione si arresta per assistere ai giochi pirotecnici, ogni anno sempre più spettacolari e di maggiore durata, e quasi prima della mezzanotte riaccompagnano il Santo in chiesa.

 

Storia e racconti sulla vita di San Placido

Le reliquie di San Placido arrivarono a Castel di Lucio nel 1590, due anni dopo il rinvenimento a Messina nella chiesa di San Giovanni di Malta, dove erano rimaste nascoste fin dal 541 d.C.
Al ritrovamento delle reliquie fu fatta grande festa, alla quale partecipò anche un frate cappuccino, fra Matteo Ferrara di Castelluccio, che nel 1590 ottenne di portare le venerate reliquie del Santo nella Chiesa Madre di Castel di Lucio.

Passarono alcuni anni, era il 5 di settembre, i castelluccesi stavano portando in processione il fercolo di San Placido e, come racconta padre Placido Salamone alla fine del Settecento, "mentre di sera [...] ritornava la processione con la partecipazione del clero, religiosi e confraternite, nonchè tutto il popolo castelluccese e forestieri venuti in occasione della festa", giunti sotto il convento dei frati minori francescani, i portatori furono spinti come da una forza superiore per una strada scoscesa. Dopo una corsa di cinquecento metri si fermarono in una chiusa dove fu impossibile rimuovere la "vara" del Santo, nonostante gli sforzi di tutti i partecipanti alla processione. L'arciprete, che fremeva per il disordine con cui la processione era proseguita, quasi si rifiutava di recarsi sul posto dove il Santo si era fermato, imputando la cosa al vino che i portatori avevano bevuto per sostenere la fatica, piuttosto che a un fatto prodigioso. Giunto, comunque, sul posto dovette ricredersi, perchè proprio dove il Santo si era fermato fu ritrovato "il cadavere ben disteso di uno che sembrava infelice ma in atto di ispirare devozione". L'arciprete ordinò di porre lo scheletro sulla vara del Santo e ciò consentì ai portatori di muovere la "vara" e alla processione di riprendere la strada fino alla Chiesa Madre.

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